Cessione del Quinto Compass – Caratteristiche

La cessione del quinto è una soluzione che viene proposta ai lavoratori dipendenti quando hanno bisogno di un finanziamento. Si tratta di un prestito concesso a coloro che lavorano sia nel settore privato che nel settore pubblico.

Compass propone una soluzione come cessione del quinto semplice da richiedere e dedicata, tra gli altri, specificatamente ai lavoratori del settore privato, fino a 30.000 euro.

Con la cessione del quinto di Compass puoi avere un prestito che arriva anche fino a 30.000 euro e che puoi rimborsare entro un periodo massimo di 10 anni.

Per poterne far domanda non devi far altro che presentare la tua ultima busta paga.

Dopo aver presentato la domanda di cessione del quinto, solitamente entro poco tempo ricevi la risposta di fattibilità da parte di Compass. Qualora questa sia positiva potrai ricevere la somma di denaro che hai richiesto entro pochi giorni.

Compass consente di sottoscrivere questo finanziamento anche come prestiti per cattivi pagatori.

Per avere più informazioni sulla cessione del quinto di Compass, oltre che su altri prestiti personali Compass, è possibile contattare il servizio clienti seguendo questa guida su Numeriassistenzaclienti.net o accedendo al sito dell’azienda.

Come Funziona lo Stop Loss

Lo stop loss, letteralmente “stop alla perdita“, è una strategia per chiudere una posizione quando si è raggiunta una perdita prestabilita. Si tratta di ordini di vendita inseriti presso il proprio broker ad un livello più basso del prezzo di acquisto, subito dopo aver aperto la posizione in borsa. Lo stop loss può essere inserito in automatico, nel trading online, direttamente attraverso la piattaforma di banking online (la maggior parte delle piattaforme di trading fornisce questo strumento operativo).

Con lo stop loss, quindi, si tende a salvaguardare il capitale investito, nel caso in cui l’andamento della borsa avesse una direzione negativa, smobilizzando una posizione che continua a perdere, e questo vale tanto per le azioni quanto per i Fondi o gli Etf. Lo stop loss è la strategia più efficace da adottare per la gestione del rischio di investimento. Facciamo un esempio.

Compro delle azioni e, in base alla mia propensione al rischio, posso mantenere la posizione fino a quando non arrivo a perdere il 10%. In questo caso scatta lo stop loss che ho già inserito online al momento dell’acquisto (o dovrò subito dare ordine alla mia banca nel caso non operassi via internet) e la posizione viene subito liquidata, evitando quindi che la perdita possa diventare molto più consistente. Lo stop loss ha una funzione protettiva, in quanto mi deve mettere in condizione di recuperare le perdite spostandomi su un altro investimento. Non bisogna mai insistere sullo stesso titolo che presenta un trend ribassista.

Questo aspetto viene sempre trascurato o poco considerato, a causa di una mancanza di metodo e disciplina. Sono molti gli investitori italiani che si ritrovano sul proprio dossier azioni Telecom Italia a 8 euro (oggi vale 1 euro circa), Seat Pagine Gialle a 2 euro (oggi vale pochi centesimi), oppure Tiscali a 30 euro (oggi vale meno di 1 centesimo), e lo stesso si potrebbe dire per alcuni fondi azionari o addirittura obbligazionari.

La strategia dello stop loss nel trading online deve essere ferma e determinata. Certamente può accadere che si verifichi un rimbalzo, ma di solito capita che le perdite si amplifichino e anzichè chiudere ad un -10% chiudiamo ad un -30%, quando ormai rassegnati, saremo costretti allo stop loss dalla disperazione. Quindi, ripetiamo, metodo e disciplina sono elementi indispensabili per evitare perdite consistenti.

Per quanto riguarda l’entità dello stop loss, dipende dalla propensione al rischio di ciascun investitore. C’è chi è disposto a perdere non più del 5-10%, mentre altri accettano un tetto più alto.

Chi opera in borsa e investe improvvisando, di solito spera che le piccole perdite possano essere recuperate velocemente e teme che i piccoli profitti possano subito riassorbirsi. Questa errata impostazione porta l’investitore non professionista a realizzare spesso perdite pesanti, anche del 30-40%, su azioni che sono state mantenute senza stop loss. Per correggere questo atteggiamento occorre avere una precisa strategia operativa, cioè avere le idee chiare sui livelli di profitti (stop profit) che si vogliono realizzare e sulle perdite che si è disposti a subire. Per ogni investimento si devono stabilire dei paletti di uscita sia in profitto sia in perdita. La scelta può essere effettuata personalmente o con l’aiuto di un consulente (promotore finanziario, banca).

Concludendo, è valido dunque il detto borsistico tagliare le perdite e lasciare correre i profitti.

Come Funzionano le Carte Conto

upponete di essere molto giovani, di avere magari iniziato da poco a lavorare e di avere quindi bisogno di uno strumento per la ricezione dello stipendio che sia economico, ma che allo stesso tempo vi consenta di effettuare anche qualche acquisto online. E’ chiedere troppo?

Decisamente no, almeno se si guarda a quella che è l’offerta di servizi tipica delle carte conto. Sono le ultime nate nel paniere dei servizi bancari, e promettono di diventare con il tempo lo standard più comunemente utilizzato per la gestione delle finanze per singoli così come per nuclei famigliari.

Le carte conto nascono dall’unione a freddo tra i conti correnti tradizionali e le carte prepagate; di ognuno dei due “genitori” hanno preso e perso qualcosa, riuscendo così nella creazione di un mix di servizi “leggeri” (e quindi in grado di tenere molto bassi i costi) ma efficaci.

Dal conto corrente tradizionale la carta conto ha ereditato l’IBAN che oltre allo stipendio ci permette di ricevere (ed emettere) bonifici di ogni tipo, così come tramite carta conto è possibile effettuare pagamenti speciali come F24, MAV, RAV, nonché richiedere la domiciliazione delle utenze domestiche tramite flusso RID. Si tratta in pratica a tutti gli effetti di una vera e propria carta prepagata con iban.

Come per una carta di debito le carte conto permettono invece di effettuare in Italia ed all’Estero pagamenti di ogni tipo alle casse degli esercizi commerciali o su Internet se si fanno acquisti online.

Quando convengono?

Tutte la caratteristiche viste ci fanno capire che lo scenario ideale per l’utilizzo di una carta conto è proprio quello del giovane alle prime armi con conti e banche, che tuttavia si vuole dotare di strumenti di pagamento comodi e funzionali. La carta conto non conviene invece a chi, per lavoro o per necessità personali, tende a sforare di frequente il proprio limite di spesa mensile. Con le carte conto infatti (a differenza dei conti correnti tradizionali) è possibile effettuare bonifici e prelievi solo per le cifre effettivamente presenti in giacenza: in pratica non si può andare in rosso nemmeno volendolo. In compenso però, e questo farà felice il giovane di cui sopra, non essendo assimilate ai conti correnti tradizionali, alle carte conto non si applicano le spese di bollo governativo, ed anche per questo sono spesso gratuite (soprattutto quelle online).

Di contraltare, proprio perché non assimilate ai conti correnti, alle carte conto non si applica il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che garantisce le cifre depositate fino ad un massimo di 100 mila euro in caso di fallimento della banca.

Come Investire in Oro

Tra i piccoli e medi risparmiatori le soluzioni più diffuse sono, da qualche anno, soprattutto due.

La prima è rappresentata dai fondi comuni di investimento azionari che investono in aziende minerarie del settore aurifero, cioè in società che sono impegnate in tutto il mondo nell’estrazione dell’oro. In genere, se il prezzo dell’oro aumenta, anche le le azioni di queste società aumentano di valore. A dire il vero, però, non sempre è così. Occorre ricordare, infatti, che i fondi di investimento di questo tipo sono comunque prodotti azionari che risentono dell’andamento delle Borse. Durante la crisi finanziaria del 2008, questi prodotti sono arrivati a perdere in media anche il 25%.

La seconda soluzione, che riteniamo più efficace per investire in oro senza affrontare i rischi del settore azionario, è quella di puntare sugli Etc (Exchange traded commodity). Questi strumenti finanziari consentono ai piccoli e medi risparmiatori di investire nelle materie prime, come il petrolio, i prodotti agricoli (mais, soia) e, appunto, l’oro. I risparmiatori acquistano quote dell’Etc (che è negoziabile in Borsa in ogni momento, durante l’orario di contrattazioni, come qualsiasi titolo azionario) ed il denaro versato serve per comprare un determinato quantitativo d’oro, che viene conservato sotto forma di lingotti nel caveau di una grande banca internazionale.

Ciascuna quota dell’Etc corrisponde, anche se indirettamente, alla proprietà “fisica” dell’oro. Per cui, se il prezzo dell’oro sale, anche le quotazioni dell’Etc si muovono nella stessa direzione. Gli Etc non hanno scadenza, cioè possono essere acquistati e tenuti in portafoglio anche per parecchi anni.

Nelle Borse internazionali in genere l’oro viene scambiato attraverso strumenti finanziari derivati (opzioni e futures) il cui funzionamento è di difficile comprensione per i risparmiatori che hanno poca dimestichezza con la finanza. Gli Etc invece sono strumenti più semplici dei derivati, ma non sempre. Occorre prestare molta attenzione, per esempio, al fattore cambio, perchè sono quasi tutti quotati in dollari. Se l’euro si rafforza sul dollaro si rischia di avere rendimenti negativi al punto da annullare l’eventuale rialzo del prezzo dell’oro.

Comunque possiamo dire che gli Etc in oro rappresentano uno strumento adatto anche ai piccoli e medi risparmiatori e sono strumenti di diversificazione che offrono buone opportunità, soprattutto perchè l’oro (e le materie prime in generale) non è strettamente correlato con i principali mercati di investimento come quello azionario e obbligazionario.

Come Evitare di Sopravvalutare il Proprio Stipendio

Non arrivate a fine mese? Potevate pensarci prima. Una delle trappole più comuni è la sopravvalutazione delle entrate. L’arrivo dello stipendio compensa in un solo giorno il lavoro di trenta. La cifra appare elevata… ma non lo è. Le ragioni sono molte. Ogni consumatore è generalmente miope sul futuro e presbite sulle spese correnti.

Incertezza sulle spese. Se escludiamo la rata semestrale del mutuo casa tutte le altre uscite sono di taglio inferiore e soprattutto non hanno cadenza mensile. Può quindi capitare di dover pagare nello stesso mese più bollette e pagamenti vari inaspettatamente. Questa incertezza sulla struttura delle spese conferisce una estrema fragilità al bilancio famigliare. Può bastare un semplice guasto dell’automobile o una carie per metterlo in crisi.

Miopia del consumatore. Se da un lato è difficile prevedere gli imprevisti, dall’altro lato certe volte è proprio colpa nostra. Il desiderio di acquistare un bene è talmente forte da far sopravvalutare il beneficio del consumo immediato e sottovalutare l’onere futuro dei pagamenti. Una volta soddisfatto il ‘bisogno’ di consumo resteranno le bollette da pagare o il conto in rosso. Ne valeva la pena? Può darsi… ma considerarlo prima di effettuare l’acquisto aiuta ad evitare la trappola.

La certezza sul reddito futuro. E’ un errore molto diffuso. Si considera il reddito correnteo come reddito costante anche nel futuro. Il mondo del lavoro è invece sempre più competitivo e precario.

I consigli per non sopravvalutare le entrate
Elenchiamo qualche suggerimento pratico per non sopravvalutare le entrate economiche, lasciando la lista aperta anche ai suggerimenti dei lettori.

Pensare in base al reddito effettivo (quello che si ha in tasca) e non potenziale.
Rimandare le decisioni di acquisto al 20-23 giorno del mese, soltanto in quel momento avrete una visione razionale di quel che vi è rimasto in tasca dell’ultimo stipendio.
Non prendere mai in considerazione lo stipendio in arrivo.
Fate la somma delle spese fisse annuali come il mutuo, l’assicurazione auto, il condominio… Dividete il totale per 12 e otterrete la spesa media mensile. Se quello che avete in tasca o nel conto corrente è inferiore a questa media… iniziate a preoccuparvi e tenete duro fino all’arrivo del prossimo stipendio.
Non spendere mai fino all’ultimo centesimo. Se a fine mese, prima dell’arrivo dello stipendio, è avanzato qualcosa… non precipitatevi a spenderlo come fosse una vincita al lotto. Avere un margine di sicurezza aiuta ad affrontare gli ‘imprevisti’. Fissatevi una percentuale di risparmio, es. il 20% dello stipendio, e consideratela come una spesa mensile inderogabile.
L’orizzonte del reddito non deve andare mai oltre i 12 mesi… salvo se siete dipendenti pubblici. Prima di ricorrere al credito al consumo… pensateci.
E’ necessario suddividere lo stipendio in varie voci di spese fisse(es., mutuo, vitto,elettricità,gas, acqua, telefono, scuola figli, consumo carburante ecc.) e spese variabili (es. abbigliamento, cure mediche ecc.) così da sapere più o meno a quanto ammontano le uscite mensili al fine di evitare spiacevoli sorprese.
Pagare tutte le spese fisse all’arrivo dello stipendio in modo da avere una visione “reale” del conto corrente.
Considerare ogni spesa non in termini di denaro ma in termini di ore-lavoro. Ad esempio, se guadagnate 7 euro netti l’ora e volete comprare un vestito da 70 euro, siete sicuri di voler investire 10 ore di lavoro in quella spesa? Questa diversa visuale del valore può aiutarvi ad individuare le spese superflue che possono essere evitate.
Iniziare a tenere un “diario” delle uscite, annotare nero su bianco tutti i giorni quanto si spende e per cosa (anche il caffè al bar!) aiuta poi a fine mese ad individuare dove sono finiti i soldi e si scopriranno molti errori. Sarà così più facile evitarli il mese successivo.

Consigli utili

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