La durata di un investimento è una scelta importante nella vita di un investitore. Sbagliarla significherebbe incidere sul rendimento e sul potere d’acquisto. Un investimento per 10 anni a tassi molto bassi corre il rischio di essere eroso da un rialzo dell’inflazione nel lungo periodo, diversamente un investimento di breve durata in un periodo di tassi importanti, fa perdere opportunità di garantirsi questi rendimenti per più tempo.
Il ragionamento che ne consegue, ovvio, è che bisogna conoscere minimamente la situazione del mercato e tenersi informati. Il sito del dipartimento del tesoro permette la possibilità di ricevere via mail il risultato delle aste dei Bot, Btp e degli altri Titoli di Stato, che possono tranquillamente essere considerati un punto di riferimento per ogni confronto effettuato.
La durata del vincolo sul conto deposito
Il primo conto deposito che ha avuto un impatto notevole è stato Conto Arancio negli anni novanta (in realtà ereditando e migliorando la funzionalità dei depositi a risparmio, presenti già dagli anni ’70 ma senza aver avuto particolare successo), con una sola possibilità di vincolo a 12 mesi.
Il successo fu tale che apri’ la strada ai c/c online moderni e i conti deposito, migliorati nella piattaforma online e nelle opzioni disponibili. Il deposito odierno offre vincoli anche fino a 5 anni, il Si Conto di Banca Sistema o il moltiplica tasso di Bccforweb.
E’ davvero conveniente vincolare a lungo tempo su un conto deposito?
La risposta esatta è: dipende! Partiamo dall’equazione ovvia che maggiore durata = rendimenti più elevati. Ma non sempre ne vale la pena, vediamo perché. Di norma le durate consigliabili sono 12, 18, 24 mesi. Meno non è molto sensato perché sono vincoli che hanno nella maggior parte dei casi rendimenti uguali o più bassi rispetto ai depositi liberi.
Durate più lunghe di 24 mesi sono invece consigliabili in un momento di vacche grasse, nel 2012 il 36 mesi di SiConto offriva il 5,2% mentre oggi lo stesso conto remunera il 4% a 60 mesi. Non è molto allettante se si considera che si perdono anche gli eventuali interessi composti vincolando invece di anno in anno, che in un arco di tempo di 5 anni è più difficile fare stime sull’inflazione e che la banca potrebbe infine anche decidere di non accollarsi più il bollo, modificando unilateralmente il contratto e incidendo sul rendimento, senza considerare che un eventuale svincolo farebbe perdere tutto il rendimento. Sembra una sorta di polizza vita! Se consideriamo come riferimento il tasso a 12 mesi, storicamente ha avuto cali fino al 2% e impennate fino al 4,6%.
Quindi possiamo dire che buoni tassi sarebbero:
12 mesi = 4%
24 mesi = 4,4%
36 mesi = 4,8%
48 mesi = 5,2%
60 mesi = 5,5%
In un caso ipotetico come questo, “rischiare” un vincolo più lungo su uno strumento che nasce per essere di breve durata, potrebbe comunque avere senso. Oggi come oggi invece, sono consigliabili vincoli di massimo 18 mesi.
Diversificare per non sbagliare
La diversificazione è una regola basilare della finanza. Se si possiede un capitale di 100.000 euro non è bene destinarlo ad un unico strumento finanziario, ma frazionarlo per esempio 34% in un deposito libero o un libretto di risparmio postale, 33% in un deposito vincolato a 12 mesi, il restante 33% in un vincolo 36 mesi. Cosi si mantiene una parte importante per le necessità e gli imprevisti della vita quotidiana e il restante cercando di ottenere rendimenti dilazionati nel tempo.