Fac simile liberatoria per utilizzo loghi e marchi

Nel mondo della comunicazione e del marketing, l’utilizzo di loghi e marchi di terzi è una pratica sempre più comune, sia online che offline. Tuttavia, l’uso improprio di questi elementi distintivi può comportare serie conseguenze legali, oltre a danneggiare i rapporti professionali tra le parti coinvolte. Per questo motivo, è fondamentale dotarsi di una liberatoria chiara e ben strutturata, che regoli l’autorizzazione all’impiego di loghi e marchi altrui. In questa guida troverai consigli pratici e indicazioni dettagliate per redigere una liberatoria efficace, tutelando sia i tuoi interessi sia quelli dei proprietari dei diritti. Attraverso esempi e suggerimenti, scoprirai come predisporre un documento in grado di prevenire controversie e di facilitare collaborazioni trasparenti e sicure.

Come scrivere un liberatoria per utilizzo loghi e marchi

Per redigere una liberatoria per l’utilizzo di loghi e marchi è fondamentale comprendere sia gli aspetti giuridici legati alla proprietà intellettuale sia le esigenze pratiche di chi ne richiede l’uso. Una liberatoria è un documento legale attraverso il quale il titolare di un logo o di un marchio concede a una terza parte il permesso di utilizzare tale asset in un determinato contesto, definendo con precisione limiti, condizioni e finalità di tale utilizzo. La chiarezza, la precisione e la completezza sono elementi imprescindibili nella stesura di questo tipo di documento, in quanto eventuali ambiguità potrebbero generare controversie legali o malintesi tra le parti.

In primo luogo, è necessario identificare in maniera inequivocabile le parti coinvolte. Occorre specificare chi è il concedente, ovvero il titolare del logo o del marchio, e chi è il beneficiario, ossia il soggetto che otterrà la licenza d’uso. È importante indicare i dati anagrafici o societari completi, affinché non vi siano dubbi sull’identità dei soggetti firmatari.

Segue la descrizione dettagliata del logo o del marchio oggetto della liberatoria. Si consiglia di allegare una rappresentazione grafica del logo stesso o di fornire i dettagli di registrazione del marchio, compreso il numero di registrazione e l’ente presso cui è stato registrato. In questo modo si evita qualsiasi incertezza riguardo all’oggetto della concessione.

Un’altra sezione cruciale riguarda la definizione delle modalità di utilizzo. Il documento deve specificare in quali contesti e per quali finalità il logo o il marchio potranno essere impiegati. È opportuno chiarire se l’uso è limitato a determinati materiali promozionali, eventi, prodotti o piattaforme digitali, oppure se è più ampio. Occorre anche precisare se il permesso è esclusivo o non esclusivo, ovvero se il beneficiario è l’unico autorizzato a utilizzare il logo in quel modo o se il titolare si riserva di concedere altre autorizzazioni analoghe ad altri soggetti.

La durata dell’autorizzazione rappresenta un altro elemento essenziale. Va specificato il periodo di validità della liberatoria, indicando la data di inizio e quella di scadenza, oppure prevedendo la possibilità di revoca anticipata, ad esempio in caso di violazione delle condizioni stabilite.

Particolare attenzione va riservata alle modalità di riproduzione del logo o del marchio. Si possono inserire indicazioni sulle dimensioni, i colori, le proporzioni o altri requisiti grafici, al fine di tutelare l’integrità e la riconoscibilità del marchio, evitando distorsioni o usi impropri che potrebbero danneggiarne l’immagine.

È inoltre opportuno inserire una clausola relativa alle responsabilità. Questa sezione deve chiarire che il beneficiario si impegna a utilizzare il logo o il marchio nel rispetto delle leggi vigenti e a non associarlo a contenuti lesivi, offensivi o non coerenti con i valori del titolare. Talvolta viene richiesto al beneficiario di sottoporre preventivamente al concedente i materiali o i contesti in cui il logo sarà utilizzato, affinché possano essere approvati prima della diffusione.

Infine, la liberatoria deve includere disposizioni riguardanti la legge applicabile e il foro competente per eventuali controversie, oltre alle modalità di firma e datazione del documento, che ne sanciscono la validità.

Per garantire la piena efficacia della liberatoria e tutelare gli interessi di entrambe le parti, è consigliabile farla esaminare a un professionista esperto in diritto della proprietà intellettuale, soprattutto in caso di utilizzi commerciali o internazionali. Una liberatoria ben scritta non solo previene incomprensioni e dispute, ma contribuisce anche a consolidare rapporti di fiducia e collaborazione tra le parti coinvolte.

Modello liberatoria per utilizzo loghi e marchi

LIBERATORIA PER L’UTILIZZO DI LOGHI E MARCHI

Il/La sottoscritto/a __________________________, nato/a a ___________________ il __/__/____, in qualità di __________________________ della società __________________________, con sede legale in __________________________, C.F./P.IVA __________________________,

AUTORIZZA

[Nome del soggetto autorizzato], con sede in __________________________, C.F./P.IVA __________________________, a utilizzare il logo e il marchio di proprietà di __________________________ esclusivamente per le seguenti finalità: __________________________________________________________________________

L’autorizzazione è concessa a titolo gratuito/onerosamente (barrare l’opzione che non interessa) e ha validità dal __/__/____ al __/__/____.
Il logo e il marchio potranno essere utilizzati solo secondo le modalità concordate e non potranno essere alterati, modificati o ceduti a terzi senza esplicita autorizzazione scritta.

Il titolare del logo e del marchio si riserva il diritto di revocare la presente autorizzazione in qualsiasi momento, previa comunicazione scritta.

[Luogo], __/__/____

Firma
__________________________

Fac simile liberatoria pubblicizzazione informazioni

Redigere una liberatoria per la pubblicizzazione delle informazioni è un passaggio fondamentale per tutelare sia chi comunica sia chi riceve i dati personali o sensibili. In un contesto in cui la diffusione di contenuti è sempre più rapida e pervasiva, è essenziale garantire la chiarezza e la trasparenza nell’ottenimento del consenso. Questa guida è pensata per accompagnarti, passo dopo passo, nella stesura di una liberatoria completa, efficace e conforme alle normative vigenti. Seguendo i consigli e gli esempi proposti, potrai predisporre un documento che protegga i tuoi interessi e quelli delle persone coinvolte, prevenendo eventuali controversie e assicurando una comunicazione responsabile.

Come scrivere un liberatoria pubblicizzazione informazioni

Scrivere una liberatoria per la pubblicizzazione delle informazioni è un compito che richiede attenzione, chiarezza e una comprensione precisa del contesto legale e comunicativo. Quando si redige questo tipo di documento, l’obiettivo principale è ottenere il consenso esplicito da parte di una persona affinché determinate informazioni che la riguardano possano essere diffuse o utilizzate in uno specifico contesto, come ad esempio materiale promozionale, pubblicità, comunicati stampa oppure contenuti online.

La prima cosa da tenere ben presente è la necessità di identificare in modo inequivocabile le parti coinvolte: chi concede il consenso (il soggetto interessato) e chi lo riceve e lo utilizzerà (l’organizzazione, l’azienda, l’associazione o anche un privato). Questo significa che nella liberatoria devono essere riportati i dati anagrafici fondamentali di entrambe le parti, come nome, cognome, indirizzo e, se necessario, altri elementi identificativi.

Successivamente, è fondamentale descrivere con estrema precisione quali informazioni saranno oggetto di pubblicizzazione. Può trattarsi di immagini, video, dati personali, testimonianze scritte, audio, oppure altri contenuti specifici. È importante evitare ogni ambiguità: più dettagliata e circostanziata sarà la descrizione di ciò che verrà utilizzato, minore sarà il rischio di malintesi o contenziosi futuri. Se, ad esempio, si intende pubblicare una fotografia, conviene specificare quando e dove è stata scattata, chi vi compare, se ritrae anche eventuali minori, oltre alle modalità di utilizzo previste.

Un aspetto cruciale riguarda la finalità della pubblicizzazione. È essenziale spiegare chiaramente per quali scopi verranno impiegate le informazioni: se per una campagna pubblicitaria, un sito web, brochure informative, social media, oppure per altro ancora. Anche in questo caso, la trasparenza è tutto; il soggetto che firma la liberatoria deve essere pienamente consapevole di cosa accadrà alle sue informazioni e dove queste potranno essere diffuse. Talvolta, per tutelare entrambe le parti, si inserisce una clausola che limiti la diffusione a determinati contesti o periodi di tempo.

Non meno importante è il riferimento alla normativa vigente in materia di privacy e trattamento dei dati personali, come il Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR), che richiede il consenso esplicito e informato per la raccolta, la conservazione e la diffusione dei dati personali. Nella liberatoria, quindi, bisogna menzionare che il trattamento delle informazioni avverrà nel rispetto di queste disposizioni e che il soggetto ha il diritto di revocare il consenso in qualsiasi momento, salvo le limitazioni previste per gli usi già effettuati.

La forma della liberatoria deve essere semplice, chiara e priva di tecnicismi inutili, così da risultare comprensibile anche a chi non possiede competenze giuridiche. L’informazione deve essere completa ma mai eccessivamente complicata, e il testo dovrebbe sempre prevedere uno spazio per la data e la firma, che sanciscono l’effettiva volontà del soggetto di autorizzare la pubblicizzazione delle sue informazioni secondo le condizioni pattuite.

Infine, è buona prassi consegnare una copia della liberatoria al firmatario e conservarne una presso l’ente o la persona che la raccoglie. Questo permette di dimostrare, in caso di contestazioni, che il consenso è stato effettivamente ottenuto e che tutte le clausole sono state accettate in modo consapevole.

Scrivere una liberatoria per la pubblicizzazione delle informazioni, dunque, è un esercizio che richiede precisione, trasparenza e rispetto della normativa: solo così si tutelano i diritti delle persone coinvolte e si prevengono possibili controversie.

Modello liberatoria pubblicizzazione informazioni

LIBERATORIA PER LA PUBBLICIZZAZIONE DI INFORMAZIONI

Il/La sottoscritto/a ____________________________________________________________, nato/a a __________________________ il ________________, residente in ____________________________________________, codice fiscale _______________________________,

AUTORIZZA

[Nome dell’azienda/ente] con sede legale in ________________________________________, P.IVA ____________________________, nella persona del legale rappresentante pro tempore,

a pubblicare, diffondere e utilizzare le seguenti informazioni personali: ________________________________________________ (descrivere le informazioni oggetto di pubblicizzazione: ad esempio, nome, immagini, dichiarazioni, dati biografici, ecc.), raccolte nell’ambito di __________________________________________________________ (specificare il contesto, es. partecipazione a eventi, interviste, ecc.), su qualsiasi mezzo di comunicazione, ivi inclusi, a titolo esemplificativo, siti internet, social network, materiale cartaceo, audiovisivo e digitale, per finalità di promozione, informazione e comunicazione istituzionale e/o commerciale.

La presente autorizzazione è concessa a titolo gratuito, senza limiti di tempo e territorio, fatto salvo il diritto di revoca in qualsiasi momento mediante comunicazione scritta all’indirizzo e-mail _____________________________.

Il/La sottoscritto/a dichiara di aver letto e compreso il contenuto della presente liberatoria e di non aver nulla a pretendere per l’uso delle suddette informazioni.

Data ____________________

Firma _______________________________

Fac simile liberatoria video intervista

Quando si realizza una video intervista, tutelare i diritti di tutte le persone coinvolte è fondamentale, sia dal punto di vista legale sia etico. Una liberatoria ben redatta garantisce che il materiale raccolto possa essere utilizzato, diffuso e archiviato senza incorrere in problemi legati alla privacy o al diritto d’immagine. In questa guida scoprirai come creare una liberatoria efficace, chiara e conforme alle normative vigenti, mettendo al sicuro il tuo progetto e rispettando il consenso degli intervistati.

Come scrivere un liberatoria video intervista

Scrivere una liberatoria per una video intervista è un passaggio fondamentale per tutelare sia chi produce il materiale audiovisivo sia la persona intervistata. La liberatoria, infatti, è un documento legale con cui il soggetto intervistato autorizza l’uso della propria immagine, voce e delle dichiarazioni rilasciate durante la registrazione. Redigere questo documento richiede attenzione e precisione, affinché sia valido e pienamente efficace.

Innanzitutto, è importante iniziare identificando in modo chiaro le parti coinvolte. Bisogna specificare i dati di chi rilascia l’autorizzazione, come nome, cognome, data e luogo di nascita, residenza, e possibilmente anche un documento identificativo. Allo stesso modo, va indicato il soggetto che riceverà l’autorizzazione, che può essere una persona fisica, una società, un’associazione o un ente.

Dopo questa prima parte, la liberatoria deve descrivere in modo dettagliato in cosa consista la video intervista. È bene specificare il titolo del progetto, la data e il luogo delle riprese, nonché ogni altro elemento utile a identificare il materiale video oggetto della liberatoria. Questo serve a evitare fraintendimenti e a delimitare chiaramente l’ambito di applicazione dell’autorizzazione.

Il cuore della liberatoria è costituito dalla dichiarazione con cui il soggetto intervistato acconsente all’uso della propria immagine, voce e delle affermazioni rilasciate. È importante che questa autorizzazione sia quanto più ampia e specifica possibile. Bisogna chiarire che l’utilizzo può avvenire su ogni tipo di supporto, sia esso digitale, cartaceo, televisivo, cinematografico o altro. Occorre inoltre precisare se l’autorizzazione si estende anche a eventuali adattamenti, montaggi, tagli, traduzioni o altri interventi sul materiale originario.

Un aspetto fondamentale riguarda la destinazione e la durata dell’autorizzazione. La liberatoria deve indicare esplicitamente se l’uso è limitato nel tempo o nello spazio, oppure se è illimitato, cioè valido per sempre e in tutto il mondo. Va anche definito se il materiale potrà essere utilizzato solo per finalità divulgative, informative, artistiche, promozionali o anche commerciali.

Un altro punto importante è la gratuità o meno della cessione dei diritti. Se l’intervistato riceve un compenso, questo deve essere specificato; altrimenti, si deve indicare che l’autorizzazione viene concessa a titolo gratuito, senza nulla a pretendere, né ora né in futuro.

Infine, la liberatoria deve contenere una dichiarazione in cui l’intervistato afferma di aver compreso il contenuto del documento e di prestare il consenso in modo libero e consapevole, senza riserve. È buona prassi inserire anche un riferimento alla normativa vigente sulla privacy, informando l’interessato del trattamento dei dati personali secondo il Regolamento europeo (GDPR) e la normativa nazionale.

Perché la liberatoria abbia valore legale, è indispensabile che sia datata e firmata dall’intervistato. Se si tratta di un minore, la firma dovrà essere apposta da chi esercita la responsabilità genitoriale.

In sintesi, la redazione di una liberatoria per una video intervista deve essere chiara, precisa e completa. Ogni dettaglio va curato con attenzione, affinché il documento sia inattaccabile e tuteli gli interessi di entrambe le parti, evitando equivoci o contestazioni future.

Modello liberatoria video intervista

LIBERATORIA PER UTILIZZO VIDEO INTERVISTA

Io sottoscritto/a ___________________________, nato/a a ___________________________ il __/__/____, residente in ___________________________, via ___________________________ n. ___, codice fiscale ___________________________,

AUTORIZZO

[Nome della Società/Ente/Persona] con sede in ___________________________, via ___________________________ n. ___, P.IVA/C.F. ___________________________,

a titolo gratuito e senza limiti di tempo,

a:

– Effettuare registrazioni audio e video in occasione dell’intervista realizzata in data __/__/____ presso ___________________________;
– Utilizzare, pubblicare, diffondere, trasmettere e conservare il suddetto materiale audiovisivo su qualsiasi mezzo di comunicazione, inclusi ma non limitati a: siti internet, social network, materiale promozionale, pubblicazioni cartacee e digitali, proiezioni pubbliche o private;
– Effettuare eventuali modifiche, adattamenti, montaggi, tagli e integrazioni al materiale registrato per finalità divulgative, informative, promozionali o istituzionali.

Dichiaro di non avere nulla a pretendere, anche a titolo di compenso, per l’utilizzo del suddetto materiale e di aver letto e compreso integralmente la presente liberatoria.

Luogo e data ___________________________

Firma ___________________________

Fac simile liberatoria videosorveglianza condominio

Nel contesto condominiale, la videosorveglianza rappresenta uno strumento sempre più diffuso per garantire la sicurezza degli spazi comuni e tutelare i beni collettivi. Tuttavia, l’installazione e l’utilizzo di telecamere comportano precise responsabilità in materia di privacy, disciplinate sia dalla normativa nazionale sia dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Per questo motivo, è fondamentale predisporre una liberatoria chiara e conforme alla legge, che permetta di raccogliere il consenso informato dei soggetti interessati e di definire in modo trasparente le finalità e le modalità del trattamento delle immagini. In questa guida troverai indicazioni pratiche e consigli utili su come redigere una liberatoria efficace, tutelando sia i diritti dei condomini sia le esigenze di sicurezza dell’edificio.

Come scrivere un liberatoria videosorveglianza condominio

Scrivere una liberatoria per l’installazione e l’utilizzo di un sistema di videosorveglianza in un condominio è un’attività delicata, che richiede particolare attenzione sia agli aspetti giuridici sia a quelli pratici, perché coinvolge il trattamento di dati personali e la tutela della privacy dei condomini e di eventuali terzi. È fondamentale, quindi, avere una conoscenza approfondita della normativa vigente, in particolare del Regolamento UE 2016/679 (GDPR), del Codice della Privacy italiano (D.lgs. 196/2003 e successive modifiche), nonché delle specifiche disposizioni del Codice Civile relative al condominio.

Per redigere una liberatoria efficace, devi innanzitutto chiarire lo scopo della videosorveglianza. Devi illustrare in modo trasparente e comprensibile le finalità per cui si intendono installare le telecamere: tipicamente, queste riguardano la sicurezza dei beni comuni, la tutela del patrimonio condominiale e la prevenzione di atti illeciti. È importante specificare che la videosorveglianza non deve mai essere utilizzata per controllare la vita privata dei singoli condomini o per monitorare comportamenti personali che non abbiano attinenza con la sicurezza delle aree comuni.

Un altro elemento essenziale è la descrizione dettagliata delle aree sottoposte a ripresa. La liberatoria deve indicare in modo preciso quali zone saranno videosorvegliate (ad esempio, ingresso principale, cortili, garage, scale comuni), evitando di includere aree di esclusiva pertinenza dei singoli condomini, come balconi, terrazzi o gli ingressi delle singole abitazioni, poiché ciò violerebbe il diritto alla riservatezza.

La liberatoria deve poi spiegare le modalità di trattamento dei dati raccolti. Dovrai indicare chi sarà il titolare del trattamento dei dati (di solito l’amministratore di condominio o il condominio stesso rappresentato dall’amministratore), chi potrà accedere alle registrazioni, per quanto tempo queste saranno conservate e con quali modalità potranno essere visionate. Generalmente, le immagini non possono essere conservate per più di 24-48 ore, salvo necessità particolari legate ad eventi specifici (ad esempio, un furto), nel rispetto del principio di minimizzazione dei dati previsto dal GDPR.

Un passaggio fondamentale riguarda il consenso informato. La liberatoria deve essere redatta in modo che ogni condomino comprenda pienamente a cosa sta acconsentendo. È necessario specificare che la mancata sottoscrizione della liberatoria potrebbe comportare l’impossibilità di accedere ad alcune aree comuni, se la videosorveglianza è ritenuta indispensabile dalla maggioranza condominiale, ma va sempre salvaguardato il diritto dei condomini a esprimere dissenso e a vedere tutelata la propria privacy.

Inoltre, è indispensabile fornire informazioni sulle modalità di esercizio dei diritti previsti dal GDPR, come l’accesso alle riprese che li riguardano, la possibilità di richiedere la cancellazione delle immagini, la rettifica o la limitazione del trattamento. La liberatoria deve contenere anche i recapiti del responsabile della protezione dei dati, se nominato, o comunque dell’amministratore a cui rivolgersi per esercitare tali diritti.

Non bisogna infine trascurare la necessità di affiggere idonea segnaletica nelle aree videosorvegliate, informando chiunque vi acceda che la zona è sottoposta a controllo tramite telecamere, in conformità alle prescrizioni del Garante per la protezione dei dati personali. La liberatoria dovrebbe richiamare anche questo obbligo, per ribadire la trasparenza del trattamento.

Nella stesura materiale del documento, è importante adottare un linguaggio chiaro, privo di ambiguità, che eviti tecnicismi giuridici non necessari, così da garantire una piena comprensione da parte di tutti i condomini, indipendentemente dal loro livello di istruzione giuridica. La liberatoria dovrà essere datata e firmata da tutti i soggetti coinvolti, conservata agli atti del condominio e, se necessario, aggiornata qualora dovessero mutare le condizioni di videosorveglianza o la normativa di riferimento.

In sintesi, scrivere una liberatoria per la videosorveglianza in condominio significa redigere un documento che contempli e bilanci, con chiarezza e precisione, le esigenze di sicurezza collettiva e il pieno rispetto della privacy individuale, attenendosi scrupolosamente alle prescrizioni normative e alle buone prassi in materia di protezione dei dati personali.

Modello liberatoria videosorveglianza condominio

LIBERATORIA PER L’INSTALLAZIONE DI IMPIANTO DI VIDEOSORVEGLIANZA IN CONDOMINIO

Il/La sottoscritto/a ________________________________________, nato/a a __________________________, il __/__/____, residente in _______________________________, via _____________________________, n. ___, proprietario/inquilino dell’unità immobiliare sita in _______________________________________________________, identificata al Catasto Fabbricati del Comune di ____________________________, foglio ___, mappale ___, subalterno ___,

PREMESSO CHE

– il Condominio sito in _____________________________, via ____________________________, n. ___, ha deliberato l’installazione di un impianto di videosorveglianza nelle parti comuni al fine di garantire la sicurezza dei condomini e la tutela del patrimonio comune;
– il trattamento dei dati personali avverrà nel rispetto del Regolamento UE 2016/679 (GDPR) e della normativa vigente;

DICHIARA

di aver ricevuto e compreso l’informativa relativa al trattamento dei dati personali ai sensi dell’art. 13 del GDPR, e

AUTORIZZA

l’installazione e l’utilizzo dell’impianto di videosorveglianza nelle parti comuni del condominio sopra indicato.

Dichiara inoltre di essere stato/a informato/a circa:

– le finalità e le modalità del trattamento dei dati raccolti tramite videosorveglianza;
– la durata della conservazione delle immagini;
– i soggetti autorizzati all’accesso alle immagini;
– i propri diritti ai sensi degli articoli 15-22 del GDPR.

Luogo e data ____________________________

Firma __________________________________

Come si Dividono le Spese dell’Ascensore nel Condominio

Nel contesto della gestione condominiale, la ripartizione delle spese relative all’ascensore rappresenta un tema complesso che richiede una comprensione approfondita dei criteri legali e dei principi di utilizzo differenziato. Quando un edificio necessita di interventi sull’ascensore – siano essi di manutenzione ordinaria, di sostituzione o l’installazione di un nuovo impianto – la legge stabilisce regole precise per distribuire il costo tra i condomini. Queste regole non solo tengono conto del valore delle singole unità immobiliari, espresso in millesimi, ma considerano anche l’effettivo utilizzo del servizio, legato in particolare all’altezza del piano dal suolo.

Nel caso della manutenzione e sostituzione dell’ascensore già esistente, il Codice Civile, in conformità all’articolo 1124, prevede un criterio di ripartizione misto. In pratica, le spese vengono divise in due quote uguali: la prima metà viene ripartita in base ai millesimi di proprietà, che riflettono il valore attribuito a ciascuna unità immobiliare, mentre la seconda metà viene assegnata in misura proporzionale all’altezza del piano, in modo tale che chi si trova ai piani più elevati, usufruendo in misura maggiore del servizio, contribuisca in maniera più significativa rispetto a chi abita al pianterreno. Tale approccio, ispirato al principio dell’utilizzazione differenziata previsto dall’articolo 1123, comma secondo, garantisce che la ripartizione rispecchi non solo il valore della proprietà ma anche l’effettivo beneficio che ciascun condomino trae dall’ascensore.

Un ulteriore aspetto da considerare riguarda il calcolo dei costi relativi a elementi accessori, come la manutenzione delle parti comuni che servono anche ad altri impianti, laddove la legge stabilisca che si considerino, ai fini della ripartizione, anche le aree come cantine, soffitte e lastrici solari, qualora non siano di proprietà comune. Per agevolare questo calcolo, in molti condomìni viene adottata una tabella di gestione che attribuisce a ciascuna unità immobiliari un valore specifico, in relazione sia ai millesimi che all’accesso effettivo all’ascensore, facilitando così una suddivisione equa delle spese.

Quando invece si delibera l’installazione di un ascensore ex novo, la questione della ripartizione assume una sfumatura diversa. Se il nuovo impianto è destinato a sostituire quello già esistente, si applica il medesimo criterio misto, dove metà dei costi è ripartita in base ai millesimi e l’altra metà in relazione all’altezza dal suolo. Questo criterio è stato esteso dalla giurisprudenza anche al momento della sostituzione, riconoscendo che, in sostanza, il beneficio derivante dall’ascensore continua a variare a seconda del piano di ubicazione. Al contrario, se l’assemblea decide di installare un ascensore in un edificio dove prima non esisteva, la ripartizione delle spese segue il criterio generale dei millesimi di proprietà, in quanto l’innovazione, essendo concepita per migliorare la fruizione complessiva dei servizi comuni, apporta benefici a tutti i condomini in misura proporzionale al valore delle loro unità immobiliari.

Oltre agli aspetti economici, la deliberazione dei lavori relativi all’ascensore richiede il rispetto di precise maggioranze assembleari. L’installazione di un nuovo impianto, considerata un’innovazione, necessita del voto favorevole della maggioranza degli intervenuti, che rappresenti almeno i due terzi del valore dell’edificio. Questa soglia si riduce, invece, nel caso in cui l’intervento sia finalizzato all’abbattimento delle barriere architettoniche, per favorire l’accesso delle persone con disabilità, dove è sufficiente il voto della maggioranza che rappresenti almeno la metà del valore complessivo dell’immobile. Per quanto riguarda la sostituzione dell’ascensore esistente, se il vecchio impianto è divenuto inefficiente o non a norma e il suo ripristino richiederebbe una spesa eccessiva, la sostituzione viene considerata una misura di manutenzione straordinaria, per la quale è richiesta una maggioranza che rappresenti almeno 500 millesimi. Se, invece, la sostituzione è orientata esclusivamente a installare un impianto tecnologicamente più avanzato, si configura come un’innovazione che, come già accennato, richiede il consenso dei due terzi del valore dell’intero edificio e, in tale caso, è spesso necessario costituire un fondo speciale per far fronte alle spese.

Anche la manutenzione ordinaria, che comprende interventi periodici come pulizia, lubrificazione, controlli di sicurezza e verifiche del corretto funzionamento dei componenti dell’ascensore, può essere deliberata dall’amministratore o dall’assemblea, a seconda delle disposizioni statutarie. In molti casi, tali interventi vengono eseguiti regolarmente e le spese vengono ripartite secondo i criteri già stabiliti, senza necessità di ulteriori approvazioni, salvo quando si tratta di interventi che richiedono un investimento rilevante e che devono essere soggetti a specifiche deliberazioni assembleari.

In sintesi, la ripartizione delle spese dell’ascensore in un condominio è regolata da una normativa che mira a garantire equità tra i condomini, tenendo conto sia del valore della proprietà che dell’effettivo utilizzo del servizio. Il criterio misto applicato per la manutenzione e la sostituzione dell’ascensore – suddividendo i costi per metà in base ai millesimi e per l’altra metà in relazione all’altezza dal suolo – assicura che chi beneficia maggiormente del servizio contribuisca in misura più elevata. L’installazione di un nuovo ascensore segue criteri diversi, a seconda se si tratti di sostituire un impianto esistente o di introdurne uno ex novo, con una ripartizione delle spese che, in quest’ultimo caso, si basa esclusivamente sui millesimi di proprietà. Infine, le maggioranze richieste per deliberare tali interventi variano in funzione della natura dei lavori, dall’innovazione all’abbattimento delle barriere architettoniche, garantendo così un equilibrio tra le esigenze di miglioramento e la tutela dei diritti di tutti i condomini.

Questa complessità normativa sottolinea l’importanza di una gestione trasparente e condivisa all’interno dell’assemblea condominiale, dove ogni decisione deve essere ponderata e supportata da adeguate tabelle di calcolo e da una chiara comprensione dei benefici e dei costi, affinché gli interventi possano essere deliberati in modo equo e giustificabile per l’intera comunità.

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